venerdì 17 agosto 2007

In viaggio tra gli Zapatisti - Parte III


Per addentrarsi nella Selva Lacandona sono necessarie tre ore in piedi su una camionetta. Chiedo agli altri passeggeri, con cui ho condiviso le buche della strada, se l'agglomerato di case che stiamo per attraversare si chiama Emiliano Zapata.
Si! Ci siamo.
Urlo al conducente, un signore batte con la mano sulla cabina, un altro ancora sotto il suo sombrero fa partire un fischio al quanto assordante. La camionetta Ford rossa si arresta tra gli sguardi curiosi degli abitanti della Comunita'.

Il mezzo riparte, io con i bagagli sulla strada vengo richiamato dall'insegna di legno che riporta "Poblado Emiliano Zapata" e la figura dell'eroe della rivoluzione messicana. Lo ritrovero' qualche ora dopo nel bel mezzo di una lezione di lingue e disegni in una classe prescolare e primaria. Sulla lavagna si legge: Emiliano zapata fue un luchador fuerte y bravo. I due promotori dell'educazione, Luca, un professore universitario di passaggio e Roberto, l'educatore della Comunità, discutono su come tradurre la frase in tzeltal soprattutto circa la parola luchador che non fa parte del patrimonio linguistico di questo idioma indigeno. Mi spiegheranno che gli tzeltales, popolo tendezialmente pacifico, non conoscono parole come guerra e lotta che abbiano una carica positiva, bensi utilizzano skoop che significa conflitto con una forte valenza negativa.
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Dopo 500 anni di sottomissione ai colonizzatori, sono stati costretti a imbracciare le armi per riprendersi la terra e quindi la vita e la cultura con lo spirito di Emiliano Zapata che aleggia nel Chiapas. Gli educatori si accordano per scrivere "Emiliano Zapata ja jun luchador tulan winik".
Nel frattempo in classe i piu piccoli dimostrano tutta la loro vivacita e curiosita. Molti mi chiedono come mi chiamo, ma rispondendo mi accorgo che Pierluigi non gli suona familiare. Allora gli spiego che mi possono chiamare Pilu', cio' gli suonera' buffo e li fara' divertire un casino.
Juliem porta sulla sedia i suoi piedi scalzi, ma ricchi di terra che ha raccolto correndo di qua e di la. Guarda attraverso una delle fessure della classe ciò che succede fuori. I cavalli si rincorrono, i cani gironzolano in cerca di cibo, i muratori costruiscono la futura clinica, una camionetta passa stracolma di campesinos in ritorno dalla città. Le bambine piu' timide, mi pronunciano con un filo sottile di voce i loro nomi Franziska, Veronica mentre disegnano Emiliano Zapata con tanto di baffi e sombrero. Intanto i piu grandi scrivono e partecipano alla traduzione delle frasi finche' il maestro prende il pallone e di corsa si va a giocare tutti a futbol per riposarsi dalle fatiche delle traduzioni e chissa' se l'eroe della rivoluzione non stia mettendoci il suo zampino nella partita.
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Pilu

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora che sei arrivato a Zapata, mi fai ancora più invidia!
In pratica ti trovi a circa un paio d'ore di cavallo da Las Tazas...
Zapata... il punto di frontiera, passaggio obbligato per l'ingresso nei territori dei comuni autonomi:
la prima volta che passammo di lì a bordo di un taxi zapatista (l'unico con la stella a cinque punte rossa che capeggiava sul cofano) fummo fermati da quattro ragazzini in posto di blocco e di seguito fummo ricevuti dal responsabile del villaggio. Noi andammo nella Selva Lacandona per le scuole che stavamo costruendo a Las Tazas. Per la costruzione di queste scuole e per tutto il resto, scavalcammo i regionali contattando e inviando i soldi necessari direttamente al villaggio. In pratica fummo costretti, avvisati in taxi tramite radio dalla comandancia dell'EZLN, di evitare di dire a Zapata che eravamo gli italiani delle scuole di Lasa Tazas e ci consigliarono di spacciarci per dottori in trasferimento alla miniclinica presente al villaggio. Praticamente i regionali ci davano la caccia.
Successivamente tornai a Zapata per la convocazione di un incontro (sconvolgente) con i Regionali stessi, di cui evito di rivelare i contenuti dell'animata discussione (seppi comunque che il giono dopo il Comandante Rolando convocò i regionali, dicendogli che dovevano stare a quanto diceva il disubbidiente italiano).
Dopo la riunione, aspettando il passaggio della camionetta che tornava da Ocosingo che ci avrebbe portato al villaggio, ci affrontammo tre contro tre a futbol sullo spiazzale che costeggiava la strada principale (c'è solo quella).
Il risultato fu Italia 1 Mexico 1. Ma in mezzo al campo di gioco, quei tre bambini dai piedi scalzi, ci fecero un mazzo tanto!
Un abbraccio a te Pilu e a tutti i bambini zapatisti.

Anonimo ha detto...

Pilù,
mi porti 2 fazzoletti zapatisti (originali !!!!) ?

Grazie per le tue cronache.

Anonimo ha detto...

poveri figli!!!!!!!

chihiro ha detto...

di piú, di piú, cosí si vede come stiamo bene noi!!!!!

StarmanBlogger ha detto...

I tuoi scritti Pilù sono una testimonianza preziosa.
Personalmente stai portando luce su una situazione di cui spesso ho sentito, visto, letto ma che troppo spesso ho lasciato scorrere con imperdonabile noncuranza.
Sono convinto che lo stesso valga per molti altri che sono passati di qui e hanno letto le tue cronache.
Già solo in questo senso la tua missione riveste un valore enorme che va ben oltre la semplice parola.

Qui, da Lenola, col culo sul divano morbido davanti ad un laptop non posso fare nient'altro che augurarti tutto il meglio, buona fortuna e inviarti attraverso queste autostrade telematiche un Grazie fatto di 0 e 1... se puoi tira un calcio al pallone anche da parte mia, anche solo per una deviazione in angolo ^^

Hermano querido ha detto...

Vix siamo preoccupati, abbiamo appurato che un disastroso uragano affligge il Golfo del Messico, evacuate città, venti a raffica...
Tutto bene?

Anonimo ha detto...

L'uragano passerà sullo Yucatan centrando in pieno Cancun.
Pilù è in Chiapas, nella Selva Lacandona, a pochi passi dal Guatemala, praticamente a circa 600 chilometri di distanza.
Non preoccupatevi, Pilù è al sicuro!

Carmelo ha detto...

Pilù, comunque, i p n sapè nè leggi nè scriv, n'umbrlluccia m l'accattass...

Anche io mi sono informato sull'uragano, non c'è pericolo.

Pilù, grazie delle tue testimonianze.
Sono una cosa preziosa.
E' bello pensare che stai vivendo tutto questo, è come se una parte di noi stesse li vicino.
Continua così.

Un abbraccio fraterno

Carmelo

Anonimo ha detto...

Mi fa piaciere che compartecipate a questo viaggio. Porto con me il grande corazon de l'Hermano querido e spesso racconto di voi alle persone che incontro. Gli zapatisti sono molto curiosi e mi chiedono come vivo in Italia come e'la situazione politica, cosa coltiviamo, a che eta'ci sposiamo, quando costano gli aggeggi che porto con me. Robe'non ti preoccupa che non ti porto quelli made in China. Li compro o nelle Comunita'o nei posti che appoggiano le Comunita'. Caro Starmanblogger ho provato a deviare in angolo pero' me ne hanno insaccati tre di gol mentre facevo il portiere. A vederli giocare sono una sorta di Bruce Lee calciatori. Leggendo prima di giungere qui mi sono fatto un idea di come potesse essere ma vivendoci vi assicuro che le sorprese sono all'ordine del giorno. Carme m'aggiu accattati dui impermeabili da che stongu acca i j'aggiu persi tutti i dui. Tengu le scarpe che staru nfusse nu jornu si i unu no. Quindi me stongu abituenne a viaggia cu le ciavatte. Zio Ma'. Ora e' un po cambiata la situazione organizzativa qui. Ci stanno le giunte di buon governo che coordinano con i municipi autonomi come Emiliano zapata lo svolgimento dei progetti nelle Comunita'. Il problema spesso che mi raccontava Romaldo il promotore dell'educazione e' che ci sono Comunita' che sviluppano scuole con grandi aule attrezzate come a Las Tazas perche vi giungono molti progetti internazionali e altre Comunita' dove tengono lezioni sotto gli alberi. In Las Tazas in questo momento che non c'e'Catalina ad esempio manca il promotore. Quindi cio' che stanno facendo e' costruire un centro di capacitazione utile a formare educatori indigeni e quindi conseguire una piena autonomia.

Anonimo ha detto...

Che bello risentirti Pilù...

L'organizzazione nei comuni autonomi è cambiata da un paio d'anni forse in meglio, anche se non condivido l'idea di cambiare i responsabili delle giunte del buon governo, se non erro, ogni anno.
Questo credo possa far crescere la difficoltà delle varie associazioni di volontariato nei contatti e nelle spiegazioni dei progetti..., ogni anno una giunta e ogni anno di nuovo a spiegare... comunque questa è un'altra storia e spero di sbagliarmi.
La tua storia delle scarpe "attricinate" invece, mi ha fatto venire in mente quando Pasquale (il nostro amico del Pueblo - Rist. Mexicano di Roma) si recò nel mese di novembre a Las tazas indossando un paio di mocassini bianchi (tipo Fitzcarraldo).
Arrivò a Las Tazas con la melma sino alle caviglie e le scarpette in mano... credo che Katalina sta ancora a ride!!!
Per Las Tazas abbiamo fatto un ottimo lavoro e lo conferma la situazione attuale (già tre anni fa l'idea del Subcomandante era quella di creare a Las Tazas un centro studi per accogliere centinaia di bambini dei villaggi limitrofi.
Ti faccio presente che dal villaggio di Las tazas sono due i bambini (grazie a Roberto e Pasquale) che ora studiano a Ocosingo (credo siano stati i primi indigeni di una lunga serie).

Ora una richiesta personale importante:
se vai a las Tazas raccogli per me una manciata di terra, conservala in una bottiglietta e portamela quando ritorni.

Un abbraccio fraterno,
ZioMà