venerdì 23 febbraio 2007

Le imprese di Macaroot - V puntata


Anno del Signore 1349


Giovanni Visconti, arcivescovo di Milano da dieci anni, accentra nelle sue mani tutti i poteri del comune e inaugura di fatto la signoria viscontea. Era oramai giunto alla morte Guglielmo di Occam, francescano propugnatore dell’indipendenza dello Stato della Chiesa.


E mentre il Petrarca, invitato da Jacopo II, è accolto a Padova con tutti gli onori, il nostro Macaroot smerdava di nascosto tra le fronne ai piedi della torretta.

La rivolta era sedata nonostante i rubinetti implorassero acqua, le cisterne vuote cantavano solitudine e i cessi un “Au the Blanc” a lenire la puzza di fogna. Orlando non era più furioso e il farsi meteorologico pareva girare a pioggia.

E On the World era lì, e sulla cima dominava la presenza del Castello di Dommarcello. In mezzo, una valle, e tegole, e vialetti, e forse forse…anche un tabacchino.

E, accattate delle sigarette per 30 squarau, giunto quasi ai pressi della meta:

- Mi scusi buon uomo, quanti passi devo fare per raggiungere il castello, con la fede e con l’anello?

- O cavaliere, non so cosa ti porta ad andare sul castello con la fede e con l'anello. Ma sei in pericolo! Dommarcello non ama la gente malvestita e tu, davvero, sembri uno spaventapasseri.

Macaroot stava per rispondere seccato che lui era un principe vestito dalla sartoria reale, ma si diede un’occhiata di controllo e capì che lo straniero aveva ragione.

I lunghi giorni di viaggio avevano ridotto il suo bel completo da dottore e cavaliere a un lurido cencio, le scarpe erano sformate, puzzolenti e fangose, il cappello piumato era ricoperto di guano e foglie.

Accidenti — disse accendendosi una sigaretta — hai ragione. Dove posso trovare dei vestiti nuovi?

- Troppo tardi cavaliere, i soldati di Dommarcello t’han visto e stan piombando su di te.

- Hei tu! Straniero volgare e inelegante — urlò il capitano delle guardie — pagherai cara l’offesa di aver deturpato il castello di Dommarcello.

- Morte al lungagnone buzzurro — gridarono puntando verso Macaroot le alabarde.

Macaroot comprese che forse era il momento di infilarsi l’anello magico al dito. Lo fece, sentì il botto magico con fumo e capì che si era trasformato. I soldati si arrestarono di colpo.

- Cazzo, son diventato invisibile — pensò Magaloot — l’incantesimo ha funzionato.

Subito, però, si accorse che il capitano si avvicinava, con l’aria di vederlo benissimo. Ma non aveva più lo sguardo truce di prima, anzi sembrava pieno di benevolenza.

- Oh cavaliere — disse con un inchino — i miei occhi non sono più quelli di una volta! Da lontano avrei giurato che eravate assai malvestito. Vedo invece che siete un vero damerino. E’ un onore per noi avervi in visita nel nostro castello. E che bel malloppo che avete li sotto!

Macaroot non capì, come sempre. Spense la cicca e buttò un’occhiata sulla lama della spada, e lì si vide specchiato. L’anello non l’aveva reso invisibile. Semplicemente ora era alto un metro e ottantadue, con una parrucca bionda cotonata, un bel paio di baffi color nicotina, occhiali da diva e un completo tutto bianco, compresi stivali e camice con una strana “+” rossa all’altezza del cuore.

- Vi scorteremo al castello — disse il capitano — gradite una sigaretta? Ecco prendete… e…. avete uno scudiero?

- Io sarei onorato di esserlo — disse lo straniero facendosi avanti.

- Il vostro nome, signore?

- Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales. Tra i miei clienti il conte Charles, il re degli Elfi Loobus, la Volpe Sofronia, e Zagor Te Nay lo spirito con la….

Va bene, va bene — disse il capitano, dopo aver consultato un quaderno — scusate se ho controllato, ma ci sono tanti ribelli in giro, rivoltosi.

Così facendo si diressero verso il castello e durante il tragitto, parlando in disparte con lo straniero, Macaroot capi meglio la situazione.

- Vedete, cavaliere dai poteri stregoneschi — gli sussurrò Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales — Dommarcello è un re mago potentissimo, di gran cultura e magnanimità, ma non tollera che nel suo regno entri qualcuno che non si conformi alla sua idea di eleganza.

- L’anello magico mi ha allungato e agghindato, non sono certo di avere più intelligenza — disse Macaroot portandosi una siga sulle labbra - ma a mezzanotte il suo effetto cesserà, e allora…

- Non temete — disse Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales – ci sarò io con voi.

- Ma come fate a fidarvi di me?

- Santavomma mi ha avvertito — disse Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales e ammiccando e sorridendo fece strada allo nuovo padrone.

Macaroot fu portato e presentato al cospetto del Signore del castello:

- §:çX °&§ °°^= ?$ ?%^…? Chiese Dommarcello.

- He?

- §:ç °°^=X°& § °°^= ?$ ?%^...?

- Vogliate scusarmi, ma io…

- Dommarcello è caduto nel sortilegio di una strega malvagia – lo interruppe sussurrando il capitano delle guardie – Il mio Signore chiese di diventare l’uomo più potente del regno cedendo in cambio la sua eccelsa arte oratoria, la sua bellezza, la sua cultura. La strega era bassa e racchia, verdastra e verrucosa. Per tre notti si avviluppo al mio Signore nelle lenzuola paludose e unte, e lei gracchiò e crocidò di piacere. Nell’oscurità il mio Signore era al contempo estasiato e schifato, poiché grande era il suo potenziale erotico. Aveva un lingua di un metro e mezzo che usava con grande destrezza, per frustare, avvolgere, inserirsi e...

- Va bene, abbiamo capito — disse Macaroot un po’ nauseato.

- Ebbene, quando al mattino del quarto giorno di molti anni fa la stregaccia spalancò le finestre e la luce entrò nella stanza, il sortilegio era compiuto. Lei era diventata coltissima, con un corpo da mozzare il fiato e capace di convincere di qualsiasi cosa qualsiasi cosa respirasse. Il mio padrone invece si era trasformato in ciò che vedete: Signore di un castello, ma nella parola la presenza dei soli caratteri speciali impronunciabili.

- Accidenti! – disse Macaroot accendendosi nervoso una sigaretta – a me serve la parola magica per entrare nella Grotta delle Nuvole.
- Oh mio Signore - implorò Macaroot ai piedi di Dommarcello - vi prego, vi scongiuro, solo voi potete aiutarmi affinché la mia impresa si compia. Datemi ora la parola magica per entrare nella Grotta delle Nuvole, vi prego. Non so come, ma datemela.
Saprò ricompensarvi… ucciderò per voi la strega Zunnona e porrò fine al vostro sortilegio.
Udendo le parole del cavaliere, il volto di Dommarcello s’illumino di un sorriso che da tempo mancava. Aiutò Macaroot ad alzarsi e gli porse un biglietto.

- Co.Tral.? La parola magica è Co.Tral.? – disse Macaroot con stupore?

- No mio cavaliere - disse Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales – questo è un biglietto di andata e ritorno per l’autobus.

- Autobus?!??

- Si autobus. Uno strano e grosso carro senza buoi, che ti porterà alla Grotta delle Nuvole dove potrai incontrare il tuo destino.

Macaroot abbraccio tutt'uno Dommarcello, il capitano delle Guardie, Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales, una ignara castellana e tre candelabri.
Sgorgarono ettolitri di birra quella sera al castello.
E musiche divine e balli ammiccanti contornarono la festa… insomma felice e contento il nostro eroe zompettava a destra e a manca stringendo tra le mani il biglietto Co.Tral.

Ma quando impietosa, imperterrita e puntuale come la morte scoccò la mezzanotte.
Non accadde nulla.

Era un anello magico con un difetto di fabbricazione.

E allora Macaroot ….


Ser Clandestino
Principe dei Pandozy
Duca della Villa
Signore della Sevici

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Dommarcello, ero sicuro che sarebbe stato magnanimo con il nostrio eroe....ma da dove è saltato fuori "Cico Felipe Cayetano Lopez Martinez y Gonzales"?

Anonimo ha detto...

Sono curioso di sapere adesso come potrà essere utile il biglietto Co.Tral a Macaroot!

Anonimo ha detto...

Grande Ser Clandestino!
un'altra storia avvincente.
Macaroot adesso timbrerà il biglietto?
E poi come farà per il ritorno?
O il biglietto di Don Marcello è andata e ritorno?
Si tratta del primo BIRG della storia?

Anonimo ha detto...

co tral un nome una garanzia.

Anonimo ha detto...

Oltre alle simpatiche ed intelligenti iniziative, quando cominciamo a discutere dei problemi del nosto paese?
Quando cominciamo a contestare seriamente senza trincerarci dietro una eccessiva ironia?
Cerchiamo di nvolgere con le armi della chiarezza, con quelle della verità e il vostro sito si animerà.

Anonimo ha detto...

antipapa,
hai ragione, ma tutte le medicine vanno lenite con un pò di zucchero...
...comunque tu che cosa proporresti come prossimo argomento?

Anonimo ha detto...

Qui le armi sono le parole e questo blog è il Viaggio della Parola.
Che sia la parola di tutti dunque.

Anonimo ha detto...

Il vostro amico è il vostro bisogno saziato. È il vostro campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza. Ed è la vostra mensa e il vostro focolare. Perché andate da lui con la vostra fame, e da lui rivolgete il vostro bisogno di pace.
Quando il vostro amico si confida con voi, non abbiate timore a dirgli "no", e non esitate a dirgli "si".
E quando è silenzioso il vostro cuore non cessi di ascolatre il suo; perché, senza bisogno di parole, nell'amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri, tutte le speranze nascono e sono condivise, con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dal vostro amico, non rattristatevi; perché ciò che più amate in lui può diventare più chiaro in sua assenza, come per lo scalatore la montagna è più nitoda se vista dalla pianura.
E non ci sia altro scopo nell'amicizia se non l'approfondimento dello spirito.
Perché l'amore che cerca altro dallo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti che cattura solo ciò che è vano.
E date il meglio di voi stessi per l'amico.
Se deve conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Poiché che amico è il vostro, per cercarlo solo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Perché lui può colamre il vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E che nella dolcezza dell'amicizia ci siano sempre risate, e piaceri condivisi.
Perché nella rugiada delle piccole cose il cuore trova il suo mattino, e si ristora.

Gibran

Anonimo ha detto...

Caro Antipapa,
condivido le tue preoccupazioni. Forse dovremmo ricominciare ad intraprendere qualche iniziativa più concreta. Però credo che oggi è importante che l'arte, la politica,il locale, il globale, la società civile, l'ironia, il giornalismo si incontrano/scontrno creando dei punti di contatto, delle giunture/rotture da attraversare liberamente crendo i propri percorsi.

Anonimo ha detto...

Brigante Vix,
quanto affermi e/o auspichi credo rappresenti la condizione ideale affinché ciascun individuo possa crescere e maturare sperimentando la propria personalità a 360°. Purtroppo il mio scetticismo nasce dall'aver preso atto che nella stragrande maggioranza dei casi chi promette battaglie d'onore e di dignità, finisce quasi sempre, nel momento che conta, a gettare via la spugna.
E' sempre il solito discorso.
A tua memoria,quante persone del nostro paese, in un passato anche remoto, hanno agito in prima persona contro i "potenti di turno", producendo fatti e non solo polemiche da bar?
In questa società mancano persone che sappiano assumersi, fino in fondo, il coraggio delle proprie azioni. Sappiano, in nome della propria causa, lottare caparbiamente, anche e soprattutto quando questo significa andare contro i propri interessi(!).
Ma di queste persone quante ce ne sono!?...non arrivano a contarsi nemmeno sulle dita di una mano. Manca il piacere del coraggio. Quello vero!...non dissimulato da pseudocritica, od ostentazioni di conoscenza con le quali si ottiene l'unico e sterile risultato di "pavoneggiarvisi".
La battaglie quando si decide di farle, bisogna affrontarle a viso aperto, con coerenza e coraggio.
Mentre agli amici dello Scoppolino dico che i "temi di riflessione" vanno affrontati tutti, anche quelli che destano qualche disagio...chi ha orecchie per intendere...intenda!