martedì 30 gennaio 2007

SPEGNIAMO TUTTO



Il primo febbraio dalle 19.55 alle 20.00 azione contro i cambiamenti climatici.

Il primo febbraio 2007, partecipate alla grande mobiltazione dei cittadini contro i cambiamenti climatici.
L'Alliance pour la Planète (un gruppo di associazioni ambientali) chiamano semplicemente tutti i cittadini :
5 minuti di riposo per il pianeta! Tutti spegniamo luci e apparati elettrici il primo febbraio tra le 19.55 e le 20.00.
Non per risparmiare cinque minuti d eletricità solo in questo giorno, ma per attirare l'attenzione dei cittadini, dei media e delle autorità sul problema d'energia e l urgenza di passare all'azione!
5 minuti di riposo per la pianeta : non prende molto tempo, non costa niente, e mostrerà ai candidati che il cambiamento climatico è un soggetto che deve pesare nel dibattito politico.
... e come disse il vecchio saggio: "una pietra gettata nel fiume, per quanto piccola essa sia, cambia il corso del fiume".

giovedì 25 gennaio 2007

Diademi di lumi...

A chi ha voglia di conoscerlo perché, magari, ne ha solo sentito parlare

A chi crede che tutto va bene

A chi ama la vita

A chi ha voglia di lasciare ai figli un mondo migliore

Ma soprattutto,

a chi crede di più ai poeti e alla sensibilità d’animo piuttosto che agli opportunisti…

…invito a leggere l’Ultima intervista di Pier Paolo Pasolini rilasciata a Furio Colombo. Il giorno dopo questa intervista, il corpo senza vita di P.P. Pasolini era all’obitorio della polizia di Roma:

http://www.sagarana.net/rivista/numero19/saggio2.html

mercoledì 24 gennaio 2007

"Telefonino" di Ilario

Comprai il telefonino molto tardi rispetto a quanto fecero i miei amici, lo usai per meno di un anno e ebbi dei problemi di natura introspettiva. Mi sentivo inadatto, frustrato, quasi sbagliato per questo mondo. Feci un atto di coraggio e dissi “No” a questa nuova tecnologia. Allora, quasi dieci anni fa, sembravo un deficiente. Oggi, è crescente la percettibilità alle potenzialità di questo apparecchio. Ho fatto un collage d’informazioni pescate su internet:

Da un’indagine condotta dalla Siipac sugli alunni delle scuole di Roma - riferisce lo psicologo - risulta che il 96% dei 13-17enni possiede un cellulare, che nell80% dei casi il telefonino è un regalo dei genitori e che già a questa età il 6,5% dei giovani ha sviluppato un rapporto malato con l’apparecchio. Si fidanzano, si parlano e si lasciano via sms, e descrivono il cellulare come qualcosa che li fa sentire liberi, indipendenti e sicuri in qualunque momento, il giorno e la notte. E per gli adulti? Un tempo vissuto come status symbol, oggi il telefonino è qualcosa di diverso. Non lo si usa tanto per necessità o per gestire gli impegni di lavoro - evidenzia l’esperto - La valenza del cellulare è per lo più affettivo - relazionale: da mezzo di comunicazione diventa oggetto sostitutivo della realtà, unico rapporto con il mondo, indispensabile filtro tra chi lo usa e gli altri. E quando si sfocia nella dipendenza patologica, nella compulsione conclamata, il rischio è il totale isolamento sociale, avverte lo specialista. Il malato di cellulare - mania non vive senza telefonino. Non lo abbandona mai, lo utilizza sempre e con tutti. E se per caso prende coscienza del problema e prova a privarsi della sua droga, in agguato c’è la sindrome d’astinenza: apatia, perdita di appetito, calo della libido e addirittura, come riporta qualcuno, anche tendenze al suicidio, elenca Guerreschi. Ma cosa si nasconde sotto la telefonino-dipendenza? Oltre alla tendenza a investire affettivamente sul cellulare, che alla lunga finisce per possedere il suo padrone, risponde lo psicologo, spesso c’è anche un enorme bisogno di tenere sotto controllo qualcuno, seguendolo da lontano e verificandone gli spostamenti. Ci vuole almeno una terapia per uscire dalla telefonino - dipendenza, questo è sintomo che qualcosa ai giorni d’oggi non va, abbiamo e stiamo continuando a perdere il senso di questa vita.

Vi voglio fare un esempio che vedo spesso: ieri stavo sul balcone e mi sono messo ad osservare chi passava……….ad un certo punto passa un gruppo di circa dieci amici, tutti di sesso maschile, la maggior parte di loro non riusciva a parlarsi perché era impegnato in un’altra conversazione al telefonino. Che roba! L’alienazione totale dalla realtà presente!

Senza un coraggioso sforzo di resistenza, affideremo il senso della storia, il senso e i ritmi della vita, anziché alla filosofia della nonviolenza e della semplicità, tanto caro a Gandhi, alla violenza della tecnologia, il cui tipico esempio di eccesso idolatrico è rappresentato dal telefono cellulare.

Il bisogno insoddisfatto di incontrare lo sguardo dell'altro, di intrattenere relazioni autentiche dovrà misurarsi con un nuovo antagonista, un moderno genio della lampada, pronto a materializzarsi al premere di un pulsante e regalarci "gocce di mistico niente".

lunedì 22 gennaio 2007

Scoppolino dicembre 2006




Dopo un imperdonabile ritardo, rendiamo disponibile lo scoppolino di dicembre 2006 sul web.
Per chiunque volesse leggerlo, rileggerlo, stamparlo o inviarlo a suo più acerrimo nemico come si farebbe con la più mefitica nefandezza ora può farlo.

Ecco il link: http://xoomer.alice.it/hermanoquerido04/scoppolino/scoppolinodic2006.pdf

Ovviamente il marchio "Lo Scoppolino" è depositato alla SIAE di vallefredda, quindi è vietato:
Il prestito.
Il noleggio.
L'appallottolamento entro le 24 ore.
Farne aerei di carta da lanciare al vicino.
Bruciarlo.
Sputarci dentro e poi dire all'amico "Liggi 'cca, stannu a parlà d te!"
Attaccarlo alle porte di case altrui
Farne coriandoli

E' consentito solo in caso di assoluta necessità:

L'uso al posto di carta igienica
Farne un "coppo" per le castegne
Farne carta per accendere il fuoco
Tirarlo in fronte alla professoressa di latino
Arrotolarlo attorno ad un randello e picchiarci gli hermanos.

Per altri usi non mensionati, scrivere un commento qui sotto. Sarete informati se l'utilizzo è consentito o meno.

mercoledì 17 gennaio 2007

"Per non dimenticare" di Ilario



Eppure le cose accadono! Di tutto quello che succede, però, ciò che meriterebbe di essere ricordato, solitamente va a finire nel dimenticatoio o peggio nel disintegratoio. Mi riferisco all’omicidio del regista Olandese Theo Van Gogh il 02-11-2004. Il suo assassino Mohammed Bouyeri è nato in Olanda da genitori Marocchini, a distanza di qualche anno, per capire le dinamiche di quel gesto, si è scavato un po’ nella storia personale di Mohammed, ma di quello che si è scoperto non se ne parla molto. Quanto segue è la sintesi che ho tratto da un articolo dello "Storico - Ian Baruma" apparso sul corriere della sera il primo Marzo 2006.
In pratica Mohammed fin da ragazzino ha cercato di conformarsi alla cultura olandese, cercando di prendere poco in considerazione le usanze Marocchine. Si ubriacava, fumava marijuana e cercava di sedurre le ragazze olandesi. In fondo, tutto nella cultura, dalla musica pop agli spot pubblicitari, promette sesso. Questo mondo è molto diverso da quello Marocchino, dove la pia madre e le caste sorelle vanno protette da occhi lascivi. Ma le cose cominciarono a mettersi male per Mohammed. Le ragazze olandesi non erano facili come pensava. Perdeva progressivamente interesse allo studio. Ebbe aspri scontri con la polizia e sua sorella si trovò un ragazzo. Questo lo fece infuriare. Si sentiva disonorato, inutile, escluso. E’ abbastanza intuitivo il corto circuito di cui Mohammed è stato vittima. E così il bersaglio del suo sfogo è diventato Theo Van Gogh che aveva appena girato un corto dove si mostravano testi coranici proiettati su corpi seminudi di donne velate che avevano subito maltrattamenti da parte di uomini. E, ironia della sorte, la sceneggiatrice di quel corto è la politica di origine somala Ayaan Hirsi Ali. Hirsi Ali, con quella sceneggiatura, attacca l'Islam per la sottomissione sessuale delle donne. Insomma, laddove Ayaan Hirsi vede liberazione — soprattutto liberazione sessuale — Mohammed vede disonore, impurità e confusione. La libertà della vita in Olanda ha permesso a lei di prosperare, mentre lui si è sentito piccolo e pieno di rancore.

domenica 14 gennaio 2007

"Volevo la luna" di Pierluigi



Mio padre parlava con disprezzo amaro dei “signori” della sua casta: li considerava fannulloni e volgari. Si avvertivano chiaramente nelle sue parole l’orgoglio e la distanza. Quando nelle brevi vacanze dal suo lavoro di impiegato tornava a Lenola, non scendeva mai - quasi mai – in paese, né partecipava alle grandi cene (rade ma rituali nel ceppo dei padroni, se mai dopo che a caccia avevano beccato qualche lepre o uno sperduto cinghiale). Non l’ho visto sedere mai al circolo dei signori.


La narrazione delle memorie di Pietro Ingrao inizia a Lenola, quel “grumo di case arricciate sulla cuspide di un colle” e vi giunge trasportata da un vento lontano del sud che al suo passaggio sul territorio ne svela cenni storici che sembrano sepolti dal passare inesorabile del tempo. Si poteva chiedere una descrizione migliore del paese dalla sua penna? Un libro, un’occasione per vivere la storia dell’Italia, del partito comunista italiano attraverso gli occhi di un protagonista del secolo appena trascorso. Siamo lontani anni luce dalle fredde distaccate scritture oggettive. L’autore oltre che politico è anche poeta, incontra volti e luoghi, ma soprattutto è influenzato da Kafka e Joyce. Ampio spazio viene riservato al dialogo interiore e a quel continuo interrogarsi. Lo sccrittore è percorso dal dubbio e senza riserve ha il coraggio di fare autocritica sulle sue azioni passate. Questa è una qualità rara da trovare nei politici che governano sempre certi di stare dalla parte giusta. Per il timore di mettere in dubbio la nuova fede Ingrao non denunciò la sommarietà e la violazione di diritti umani nei processi staliniani. Narra dei fatti di Poznan e del coraggio che gli mancò nell’esprimere il suo dissenso all’articolo filo-staliniano “La presenza del nemico” di Togliatti. Ammette di aver realizzato una falsa rappresentazione dell’invasione sovietica in Ungheria sull’Unità e votò la radiazione dal partito di quel gruppo di compagni che aveva fondato il Manifesto. E’ un peccato che “Volevo la Luna” non sia stato presentato a Lenola ma d’altronde nel paesello i signori la fanno ancora da padroni e mangiano, mangiano…..
I signori non vogliono più chiudersi in circoli ristretti per apparire come padroni, ma si confondono a bere in mezzo alla gente comune. Eppure le poltrone rimangono sempre attaccate al loro sedere.