mercoledì 17 gennaio 2007

"Per non dimenticare" di Ilario



Eppure le cose accadono! Di tutto quello che succede, però, ciò che meriterebbe di essere ricordato, solitamente va a finire nel dimenticatoio o peggio nel disintegratoio. Mi riferisco all’omicidio del regista Olandese Theo Van Gogh il 02-11-2004. Il suo assassino Mohammed Bouyeri è nato in Olanda da genitori Marocchini, a distanza di qualche anno, per capire le dinamiche di quel gesto, si è scavato un po’ nella storia personale di Mohammed, ma di quello che si è scoperto non se ne parla molto. Quanto segue è la sintesi che ho tratto da un articolo dello "Storico - Ian Baruma" apparso sul corriere della sera il primo Marzo 2006.
In pratica Mohammed fin da ragazzino ha cercato di conformarsi alla cultura olandese, cercando di prendere poco in considerazione le usanze Marocchine. Si ubriacava, fumava marijuana e cercava di sedurre le ragazze olandesi. In fondo, tutto nella cultura, dalla musica pop agli spot pubblicitari, promette sesso. Questo mondo è molto diverso da quello Marocchino, dove la pia madre e le caste sorelle vanno protette da occhi lascivi. Ma le cose cominciarono a mettersi male per Mohammed. Le ragazze olandesi non erano facili come pensava. Perdeva progressivamente interesse allo studio. Ebbe aspri scontri con la polizia e sua sorella si trovò un ragazzo. Questo lo fece infuriare. Si sentiva disonorato, inutile, escluso. E’ abbastanza intuitivo il corto circuito di cui Mohammed è stato vittima. E così il bersaglio del suo sfogo è diventato Theo Van Gogh che aveva appena girato un corto dove si mostravano testi coranici proiettati su corpi seminudi di donne velate che avevano subito maltrattamenti da parte di uomini. E, ironia della sorte, la sceneggiatrice di quel corto è la politica di origine somala Ayaan Hirsi Ali. Hirsi Ali, con quella sceneggiatura, attacca l'Islam per la sottomissione sessuale delle donne. Insomma, laddove Ayaan Hirsi vede liberazione — soprattutto liberazione sessuale — Mohammed vede disonore, impurità e confusione. La libertà della vita in Olanda ha permesso a lei di prosperare, mentre lui si è sentito piccolo e pieno di rancore.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa storia a me fa pensare ad una fermata della metro.
Vi siete mai fermati a guardare uno di quei tunnel che mangiano e sputano uomini?
Beh, io lo faccio spesso, alla fine ti ci imbamboli, è come guardare il fuoco nel caminetto, è come osservare un formicaio.
Tutti indaffarati entrno ed escono, ognuno per conto proprio. E'stare insieme, ed essere soli.

La solitudine, la distanza dal modo di pensare della massa, l'essere straniero, si è rivelato nella vita di Mohammed, fatale. Insopportabile

Anonimo ha detto...

il non sentirsi parte della società in cui si vive e il grande male del mostro tempo, il non ritrovarsi parte del tutto perche il tutto viaggia più veloce di te, ti porta ad auto escluderti.
Questo crea una sorta di paranoia che te la fa prendere con chi ti e vicino sfogando la tue frustrazioni.
Salvatore

chihiro ha detto...

Mi dispiace per Mohammed... Non cé l'ha fatto a combinare due culture. Prendere il bene di due culture é una cosa bellissima (e anche difficile)!

Che ruolo dovevono prendere i genitori? Non giudichiamo tutto con "i nostri tempi" e la "velocita di oggi"... Ne siamo parte della societá, noi siamo la societá di oggi. E se non ti senti parte della societá - fai che almeno TU e chi vuoi bene stanno bene!

Gio***straniera per vita***

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe che si prendesse in considerazione il fatto che "l'omicidio Van Gogh" potrebbe rientrare in uno scenario ben più ampio rispetto a quello che voi delineate. A testomonianza di ciò è il fatto che in un primo momento si pensava che su Van Gogh era stata emessa la "fatwah", la pena di morte che il tribunale integralista islamico dichiara AUTONOMAMENTE a chi gli è particolarmente antipatico. Vd. Rushdie che con "Versetti satanici", ha ricevuto la stessa (stupida, presuntuosa, illogica e violenta) sentenza. Lo scenario più ampio, quindi, è quello che vede da tempo l'islam da una parte e "noi" dall'altra. Leggendo l'articolo e i vostri commenti mi viene da aggiungere che bisogna star ben attenti a trovare facili giustificazioni per spiegare atti che hanno una ferocia di questa portata e che probabilmente entrano in un teatro sociale più complesso.
Tiziano.

Anonimo ha detto...

Tiz, che si tratti di ferocia e di un atto assolutamente illogico è fuor di dubbio. Il punto, però, non è questo.
L'odio che ormai striscia tra le due religioni non è altro che un enorme scusa. Sono rarissimi, infatti, nella storia i casi in cui una guerra di religione sia stata condotta unicamente per problemi di fede.
Credere ad una cosa simile sarebbe come credere che bere acqua faccia dimagrire.
Scientificamente una cagata allucinante; eppure se facessimo un 'indaggine probabilmente il 50% delle persone crede che l'acqua faccia dimagrire.
50% più Mohammed.
Quindi non è stato l'odio religioso puro e semplice a portare un ragazzo simile ad ammazzare Van Gogh, ma il fatto che le sue frustrazioni e debolezze abbiano trovato lo sfogo in questa enorme finzione che è la guerra tra cristiani e musulmani.
Probabilmente, se non ci fosse stato tutto questo, ma la caccia alle streghe del 2000, Mohammed avrebbe ucciso una strega...

Anonimo ha detto...

Ciao Tiz, era ora che ti facessi sentire sul Blog!
Intanto, se la “fatwa” veniva emessa nei confronti di musulmani giudicati “blasfemi”, come nel caso di Salman Rushdie, dall’omicidio Van Gogh in poi, la condanna a morte di persone che non sono mai state musulmane e che vivono nelle democrazie liberali laiche, sta diventando una pratica drammaticamente diffusa. Vedi il caso del filosofo francese, Robert Redeker e altri che ne stanno seguendo. Il fatto che a stento riesco a tollerare è questa pratica, tutta occidentale, di indurci a credere che nella maggior parte del mondo Orientale le donne sono vittime degli uomini. Io a questo non ci credo. E penso al mio mondo, a ciò che dentro la mia testa succede quando si parla di donne. E non capisco perché nel mondo Occidentale si persevera a voler considerare il male radicato in quei popoli e nella loro cultura. Dalle stesse fonti islamiche, impariamo che la donna non può essere forzata al matrimonio, altrimenti questo sarebbe invalido. Com'è dunque che gli opinionisti continuano ad attribuire questa pratica all'Islam? E' vero che in alcune società quali ad esempio quella del Pakistan e dell'India la donna viene spesso forzata a sposare un certo parente. Ma il Profeta dell'Islam è venuto a cambiare anche questo! Perchè condannare ciò che la gente pratica in Islam, quando esso stesso cerca di combattere costumi e pratiche opprimenti? Ancora non si hanno risposte, ma le false accuse all'Islam continuano.

Anonimo ha detto...

Rispondendo ad Ilario riguardo la questione della sottomissione della donna in alcuni paesi (medio-) orientali dico che non si possono negare le evidenze. E ne sono tante. In molti paesi islamici la donna non è altamente considerata, ma non sto dicendo niente di nuovo. Lo dicono i documenti e le testimonianze: vi ricordate le due donne africane condannate ad essere lapidate per aver fatto sesso senza essere sposate? Agli uomini non viene inflitto lo stesso trattamento. Parità!? Bèh, insomma... Il discorso è l'interpretazione dei testi sacri e qui si cade nell'intoppo e nella complessità. Alla fine esiste il buon senso (dell'interpretazione) e in alcuni paesi islamici non se ne vede molto.
Tiziano.

Anonimo ha detto...

Proprio vero Tiz, è nell'iterpretazione dei testi sacri che si cade nella complessità! Stando alla Bibbia l'uomo...
...ma no, così interpreterei!
Invito allora a leggere la Genesi, in particolar modo il terzo libro dove si parla dell'eterno conflitto tra uomo e donna e di come Dio abbia parlato dopo che Eva mangiò quella benedetta mela.
Che ognuno possa trovare buon senso nelle parole eterne!

Amen