venerdì 16 febbraio 2007

Le avventure di Macaroot - Parte IV

Anno del signore 1349,

La peste seminava la morte in gran parte dell’europa e Boccaccio, dal canto suo, continuava imperterrito la stesura del suo Decamerone. Edoardo III, una decina d’anni prima, si era autoproclamato Re di Francia. Erano già state scoperte le Isole Canarie e il papa Clemente VI aveva pensato bene di conquistarle, probabilmente stanco della solita Castel Gandolfo.

Tutto questo mentre a Lenola l’estate era tutt’altro che clemente quell’anno, il sole rosolava i monti e il vento li pettinava dandogli l’aspetto di un pollo arrosto malamente spennato.

Era questo che pensava il Re Oo, mentre confrontava il profilo di trelle e quello del suo pollo allo spiedo, trovava qualcosa di vagamente divertente nel fatto che quei monti assomigliassero alle sue pietanze, come se ciò lo giustificasse nel suo “magnamagna”.

Questi pensieri arguti del Re, furono interrotti da un vociare provenienti da sotto la sua finestra, dove quasi tutto il feudo sfilava lentamente con secchi di latta in mano. Quella processione durava da alcuni giorni. Il vassallo del Re Oo provvedeva alla distribuzione della razione giornaliera di acqua procapite. Le chiamavano le aquationes in analogia con le frumentationes romane.

La misura era però colma, il popolo assetato non poteva tollerare ancora quella siccità. Il Re aveva raccontato loro del viaggio di Macaroot alle volte di Pastena, ma erano ormai quattro settimane che l’eroe si era messo in viaggio, e già si vociferava su una sua fuga alle Canarie assieme a Clemente VI. Infatti, la prima sommossa non si fece attendere e partì il giorno successivo, con a capo Orlando detto il furioso, il quale una volta a cospetto del vassallo addetto alle aquorationes lo prese di peso e lo crocifisse a testa in giù nella piazza della Rava. Per coincidenza proprio dove tempo dopo sorgerà la fontana della cassa del mezzogiorno. Ancora oggi monumento alla siccità.

Il Re Oo era nel panico più totale, i suoi sudditi gli riportavano i discorsi di Orlando, ma lui, l’assente, non li stava a sentire, perché non riusciva a risolvere il gioco d’enigmistica che il suo giullare gli aveva preparato.

Alle quattro del pomeriggio al Re Oo non gli si erano ancora uniti tutti i puntini e scoppiò in lacrime, maledicendo il giullare perché faceva giochi troppo complicati, Orlando perché stava antipando Bertinotti di parechi secoli e Macaroot perchè tardava ad arrivare.

Ma il Re subito si calmò, quando entrarono nella sala del trono, i suoi consiglieri Dardarius e Pasquinos de los binones. Il primo, dopo avergli asciugato le lacrime, disse al Re:

- O sire, non sa quanto sono desolato, ho saputo della fuga del suo rampollo Macaroot, per i mari del sud… Ma, mi creda Sire, non dia retta a tutte quelle malelingue, non sanno che dire e allora inventano queste dicerie. Non deve credere a chi le dice che Macaroot sia fuggito per una banalissima tintarella gratis, se fosse così sarebbe andato in Austrasia come tutti gli anni. Lui le ha detto che voleva portare l’acqua? Ebbene, o mio sire, c’è forse su questo globo un posto dove c’è più acqua che nel mare?

- Dardà che m piaci quando parli complicato. – disse il Re, dandogli un bacio in fronte e facendo risplendere di nuovo il sorriso sul suo volto.

Anche sul volto di Dardarius si disegno un sorriso, ma sottile come uno stiletto.

La notte stessa la sitazione precitò. Carmelinoo l’alchimista, infatti, fallì la prova di volo umano e precipitò dal ponte di Mangiavacca, trascinato giù delle sue ali in ferro battuto. Atterrò su un cespuglio di rovi e per sbrogliarlo fu chiamato Xim Sum Yuan campione mondiale di shangai.

Tuttavia, anche in paese la situazione non era meno intricata. Orlando il furioso, era ancora sul pulpito e aizzava la folla alla sommossa. E quando anche il Marrano uscì di casa salutando i resti del suo basilico, la popolazione prese si lanciò alla volta del castello del Re Oo.

Davanti il pesante arco sprangato del castello, già c’erano tutte le legioni a servizio del feudo di Lenola e per di più in tenuta antisommossa. Mentre all’interno, già i tre cavalieri del Re sui cavalli punto, puntino e Scarabeo, erano pronti a combattere per la vita del loro pardrone.

Era dai tempi della partita di pallapezza con il Vallecorsa persa ai rigori, che a Lenola non si vedeva un malcontento simile.

Il Re Oo, non sapeva che cosa fare, i suoi consiglieri nemmeno, ma comunque a loro rimaneva sempre la strada della “ presa di distanze politiche con doppio cambio di schieramento carpiato e avvitamento a sinistra”, coefficiente di difficoltà 7,2. Difficilino ma pur sempre percorribile.

Orlando già era riuscito a far breccia tra l’esercito nemico e nei cuori dei primi rivoluzionari ante litteram e stava abbattendo la pesante porta del castello a cazzotti sui cardini, allora,, non indugiando oltre, il Re aprì la botola del passaggio segreto che l’avrebbe portato in salvo nella terra sempreverde del generale Fazzone, comandante in capo della città di Forzafondi, quando all’improvviso si palesò all’orizzonte un denso fumo di Malboro rosse. Orlando, il Re e tutta la popolazione, alla prima inalata di quell’inconfondibile mix di nicotina e catrame, si fermarono impietriti. Tuttavia Macaroot spuntò una mezz’oretta dopo a cavallo di una bufala millennove diesel di nome Nerina. L’aveva comprata da un pastore in cambio di un abbonamento al bordello della foresta fatata di Trelle e ad un numero di “Novella 1300” in cui alla Regina di Francia si vedeva parte della spalla sinistra.

Quando Macaroot arrivò ai pressi del castello, la folla si aprì come la terra solcata da un aratro. Il nostro eroe scese dalla bufala, e si diresse verso Orlando il furioso in segno di sfida, portava in mano il capo di una corda, all’altro lato c’era un uomo in tuta blu, smunto e con i calzoni laceri.

- Cosa fai qui? Facinoroso? – disse sprezzante il buon Macaroot a Orlando lo sbalordito

- Mi prendo ciò che è mio, il Re nel castello, ha un pozzo che può dissetare tutto il regno – disse Orlando il furioso.

- Ma io qui ho già la soluzione miscredente, sai chi è costui che ora porterò al cospetto del nostro Re? – chiese Macaroot

- Macchè… – rispose Orlando l’impreparato.

- E’ un operaio dell’acqualatrina e per averlo in riscatto Ceprano, gli aurunci e l’acqualatrina, dovranno fornirci l’acqua, almeno una volta a settimana!! – disse Macaroot sogghignando di soddisfazione.

- Ma io voglio dare l’acqua a tutti e sempre, perché il nostro sottosuolo ne è pieno. E poi l’acqua è un bene primario, è un diritto, ed è sbagliato doverla ottenere con un ricatto… - disse Orlando il sognatore.

- Ma dove siamo qui? – urlò Macaroot – a Brandeburgo? Basta! Ora torna a casa se non vuoi assaggiare il filo della mia spada Moogat.

Orlando il demoralizzato, dietro queste parole e dietro la certezza che se avesse perso gli sarebbe stata tolta la facoltà di cambiare soprannome al cambiare del suo stato d’animo, rimise le scimitarre nei foderi, spense le molotov e si avviò verso il piccolo chiavatore. La folla si disperse in mugoli e gole arse, il Re Oo fu salvo, il nostro paladino era tornato e Lenola di aveva l’acqua, come e quando desiderava, bastava soltanto spedire un piccione viaggiatore con parte dell’orecchio del sequestrato a “Acqualatina SPA viale Pierluigi Nervi 04100 Latina”. Ma all’orizzonte c’erano ancora nuvole e Macaroot…

Lord Carmeliin
Signore di dretjucoll
Vassallo di Vignore
Paladino di Guada Vaca

4 commenti:

Hermano querido ha detto...

Il fatto di aver postato alle 4 di mattina denota quanto importante si che il cavaliere errante compia le sue imprese.
Senza dimenticare del coglione che è stato sveglio sino a quell'ora.
Ma visto ciò, mi sorge di porre domanda:
stamattina alle 4 c'era l'acqua a Lenola?

ps-la VI è d'incanto....

Anonimo ha detto...

La Vardia, anno del Signore 1949

Da qui Lord Carmeliin
si domina la valle,
ciò che io leggo è.
Ma se il fato è scarno
agli altri occhi,
che scendano ad amirarlo
da più in basso.
Planando in volo alato,
entro il cratere
ove gronda il sudore
nello scavar d'acqua che non c'è.

A presto fratello,
che le ombre del bosco ti guardino alle spalle.

Anonimo ha detto...

Che i ghiacciai di pastena
le grotte della mola
i sassi della Bestemmia
le valli del Pantano
possano mandarci sempre l'eco del tuo scalpitare

Anonimo ha detto...

fin'ora mi sono crepato di risate e sto solo alla quarta putt...scusate volevo dire puntata...ma quelle putt che fanno telochiapp telochiapp telochiapp mi sono rimaste proprio impresse!!!

salvatore d basciu santu roccu