giovedì 11 giugno 2009

Una finestra sul passato

“E ogni volta che mi accade di ritornare a Lenola, scendendo dall’auto, avvicinandomi alla casa natia, mi pare di avvertire un sussulto, o anche soltanto un clima: come riconoscere il volto dell’aria…” - Pietro Ingrao (dalla prefazione)

“Gli Opici, popolazione del basso Lazio, per sfuggire alla furia delle acque, si rifugiarono sui monti vicini. Molto probabilmente furono proprio essi i primi abitatori delle nostre colline, e non gli Entri, come viene affermato in alcuni testi. Essi costruirono i primi villaggi fatti di capanne (pagliai) con la base di pietra ed il tetto a cupola che voleva raffigurare la mammella, simbolo di fertilità.”

“Una vecchia usanza oggi scomparsa era farsi camminare sopra la pancia e sopra le spalle per guarire dai reumatismi o dai dolori in genere.
Fino a poco tempo fa c’era una vecchietta che usava togliere i porri rivolgendosi alla luna, e se questo a prima vista suscitava ilarità, poi ci si doveva ricredere perché i porri puntualmente sparivano. Questa vecchietta la chiamavano Mima Ciotta.”

Simpatico, piacevole questo libricino frutto dell’impegno di alcune maestre e alunni di scuola elementare di qualche anno fa! Zeppo di cenni storici interessanti, proverbi stuzzicanti, curiosità sulla vita dei nostri avi e tanto, tanto altro.
Abbiamo pensato di rendere disponibile una versione digitale per chi magari non ne ha mai sentito parlare o per chi semplicemente ha voglia di leggere qualcosa.


Download “Una finestra sul passato”

mercoledì 27 maggio 2009

Documentario

“Quanto è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…” canta Battiato in una sua canzone. Quanto è difficile trovare l’oscurità dentro le brillanti luci delle nostre TV, aggiungo io.
Ebbene questo documentario ci riesce!

A chi sta a cuore la rispettabilità del genere umano,
invito a guardare questo documentario per discuterne insieme.
Perché?
Perché se c’è qualcuno/a che pensa in modo discordante da ciò che confessa questo filmato, vorrei comprenderne le ragioni.
E se alla fine tutti dovessero concordare? Significherebbe che non ci stiamo realmente capendo più un cazzo! Pierrot

Fonti - http://www.ilcorpodelledonne.it


domenica 17 maggio 2009

afFondi di mala...



"Sono come una bomba ad orologeria".
Così il senatore della Repubblica Fazzone, reagisce alla notizia che dopo molti mesi il ministro dell'interno Maroni ha finalmente deciso di sciogliere la giunta del comune di Fondi accusata di infiltrazione mafiosa.



Come diceva la canzone? "Sono intorno a noi oppure in molti casi siamo noi..."

Vorrei che si riflettesse insieme, a come e perchè si permetta ai clan mafiosi di insinuarsi nel nostro tessuto sociale. Come per la droga, anche qui, forse una manifestazione non basta.

Carmelo

lunedì 11 maggio 2009

arti articoletti e artrosi cerebrali


Talvolta le cose sfuggono, ma questa volta non è successo!
E così sul sito dell'ACR lenolese è stato amputato un commento, si riferiva al corteo contro la droga che si è tenuto a Lenola sabato notte scorso.
In risposta ad un articoletto apparso sulle pagine di un giornale locale tutta la commmmmunità lenolese si indigna e decide di dimostrare a tutti che quell'articolo non rende giustizia a quell'isola paraiso che è Lenola.

Questo non è giusto! E allora lo riproponiamo tale quale esso era, in tutta la sua intensità e completezza, in tutta la sua seria indignazione contro un modo di fare obsoleto, paralizzante, ipocrita e per niente rispettoso.

"E così risponde una comunità in affanno da immobilismo ad un articoletto.
Risponde, tutta movimentadosi, contro quella tesi che oggi andrà a confermare.
Sorniona condurrà il suo decrepito cadavere trascinato a pezzi tra le crepe di un canale fangoso, stantìo di quel tanfo di cui solo i ciechi corridoi sanno essere pregni.

Demonizzare, additare, escludere, distaccare, rifiutare, disdegnare, rigettare, denunciare. Ecco l'azione concepita tra barili grondanti petrolio, ecco la soluzione, ecco... l'amputazione.

Piuttosto che intraprendere un serio percorso di (auto)analisi che porti alla comprensione, ad una seria presa di posizione dimostrata da un impegno continuo e libero da quel pregiudizio di chi non ha nemmeno l'onestà di guardarsi allo specchio, si risponde con l'evento, la sfilata, come si fa per una vittoria di chi corre dietro a un pallone.

E così oggi la coscienza della comunità sarà lavata, ripulita, purificata da quell'indecoroso ritratto.

Una sfilata di autocompiacimento dell'autorità, messa in scena dinanzi a quei drappi dietro i quali continueranno ad agitarsi ombre, proiettate da chi, dinanzi, agita la fiaccola dell'indignazione.

Curioso notare come il tutto abbia luogo lo stesso giorno in cui migliaia di città in tutto il mondo scendono in strada chiedendo la fine di un proibizionismo becero e schiavo del narcotraffico. e se state pensando ad una casualità sappiate che non lo è affatto."
starmanblogger

martedì 17 febbraio 2009

Lenola '70 ?


Anche il più distratto osservatore si sarà accorto che da un po’ di anni le donne provano un particolare, schiacciante piacere nel mostrare le proprie natiche, petto, schiena, gambe, caviglie, piedi, fino a raggiungere la travolgente, condivisa, trionfante esibizione della pancia fino all’inizio del pube, WOW! Esibizione che rappresenta il clou di quella ostentazione del proprio essere femmina, della propria capacità di provocare il maschio, senza peraltro concedersi con quella semplicità che noi uomini, gonzi, siamo persuasi a credere. Realizzato ciò, e affiancato al fatto che in alcuni paesi Arabi le donne non possono nemmeno uscire di casa, e che è scoppiata una guerra ideologica; io comincio a farmi delle serie domande e a cercare delle risposte.
Vi riporto a poche decine di anni fa in Occidente quando è scoppiata la rivoluzione diventata famosa con il nome di “Liberazione Femminile”. Il Femminismo ha predicato la liberazione della donna nell’epoca e nell’ambito delle culture illuminista, marxista, libertaria, la cultura dei propri diritti, la rivendicazione di un proprio potere. Il ragionamento nel subconscio della donna, in sostanza, penso sia stato questo: gli uomini da millenni hanno avuto la meglio su di noi grazie alla loro forza muscolare e alla loro mente raziocinante. Noi, ora, possiamo avere potere su di loro puntando sul loro punto debole, le loro non controllabili pulsioni sessuali; è qui! davanti al nostro sedere e alla nostra pancia, che il maschio deve piegarsi e implorare per averli. I risultati però non sono soddisfacenti, le donne tendono a diventare arroganti e ottuse; e dall’altro versante? Quale è l’effetto che hanno ottenuto sugli uomini? Si è prodotta una categoria di maschi timidi, deboli, sessuofobi, spaventati di fronte alle donne, tutti dediti allo sport, ai motori, ai computer, alla borsa e non a quel grande scopo primario e divino che è la vita. E dunque, quale futuro?
Ogni movimento di liberazione sembra debba attraversare due fasi. Nella prima il gruppo oppresso rivendicando i propri diritti, tende a far propri i modelli e i valori degli oppressori; in una seconda fase l’oppresso dovrebbe invece riscoprire la sua identità, i suoi specifici valori e metterli al servizio del bene comune. Il Femminismo ha attraversato la prima fase, ma sarà pronto per la seconda? La “differenza” riuscirà veramente e seriamente ad esprimersi?
Io sogno per le donne e per gli uomini della terra una gerarchia affettuosa, soft, un potere materno. Non un sesso contro l’altro, una classe contro l’altra, ma un mondo dove i più forti si mettano al servizio dei più deboli, dove servire liberamente sia un onore e comandare sia un poco vergognoso. Quindi se il Femminismo non vuole restare indietro, superato, come sembra possa accadere oggi, se vuole essere ancora un movimento di avanguardia, dovrebbe uscire rapidamente dal circolo vizioso in cui si è rintanato. Penso che i valori delle donne, e il proprio specifico apporto, in questi anni di crisi avranno un peso cruciale nella ricerca di una redenzione dell'anima.
Purtroppo però qualcosa mi inquieta: da che mondo è mondo, svegliare chi finge di dormire è sempre stato più critico che svegliare chi dorme davvero, figuratevi chi abusa di media-sonniferi!

Pierrot

venerdì 30 gennaio 2009

Curiosità

La prima lampadina a incandescenza, aveva per filamento un tondino di carbone immerso in un'ampolla di vetro in cui era stato fatto il vuoto. In queste condizioni il filamento produceva una luce incandescente quando era attraversato da corrente e non bruciava per la mancanza di ossigeno. Il carbone oltre ad emettere luce generava un gran calore. Edison come materiale per il filo sperimentò nel corso del tempo trucioli di legno, celluloide, fibre di noci di cocco, sughero, spago e persino peli di barba. In definitiva, ancora oggi il problema rimane lo stesso, la quantità di energia elettrica assorbita da una lampadina si trasforma per l'85% in calore e solo il 15% in luce.

martedì 13 gennaio 2009

La star islandese del rock si occupa di politica

DI BJORK

Dopo un tour di 18 mesi ero ansiosa di ritornare per qualche settimana nella buona e solida Islanda per godere di un po’ di stabilità. All’inizio di quest’anno avevo tenuto un concerto che nelle intenzioni avrebbe dovuto accrescere la consapevolezza popolare riguardo all’ambiente locale e un 10% della popolazione vi ha preso parte, ma non mi è sembrato sufficiente.

Per questo, quando sono ritornata ho deciso di contattare tutti gli isolani che avevano cercato senza successo di creare nuove imprese e mettere in pratica nuovi metodi di lavoro ecologici. Nel corso di tanti anni, la principale fonte di entrata dell’Islanda è stata la pesca, ma quando questa ha cessato di essere redditizia la gente ha cominciato a cercare altri modi per guadagnarsi da vivere.

I conservatori che governano il paese pensarono che se avessero messo le mani sull’energia naturale dell’Islanda per venderla alle grandi imprese come Alcoa e Rio Tinto, avrebbero risolto il problema.

Adesso abbiamo tre fonderie di alluminio, le maggiori d’Europa; e nei prossimi tre anni ne vogliono costruire altre due. Queste fonderie avranno bisogno di energia da un pugno di nuove centrali geotermiche, così come la costruzione di argini che danneggerebbero lo spazio naturale incontaminato, sorgenti e campi di lava. L’ottenimento di così tanta energia da questi campi geotermici non è sostenibile.

Molti islandesi si oppongono alla costruzione di queste fonderie. Anzi, preferirebbero continuare a sviluppare piccole imprese di loro proprietà e non dover sostenere questo costo. In Islanda vi sono state molte lotte per difendere questa causa. Una di queste ebbe come risultato che il ministro dell’ambiente ha insistito affinché venisse compiuto uno studio sull’impatto ambientale prima di costruire qualsiasi fonderia o argine.

E, poi, è scoppiata la crisi economica. Giovani famiglie si vedono minacciate di perdere le proprie abitazioni e gli anziani di perdere le proprie pensioni. E’ qualcosa di catastrofico. Si palpa la rabbia. La gente contesta per strada i sei maggiori capitalisti d’Islanda e li critica alla radio e alla televisione; voci furiose insistono affinché vendano le loro proprietà e consegnino i benefici allo Stato. Si è venuto a sapere che alcuni individui hanno ottenuto all’estero prestiti giganteschi senza che il popolo islandese ne avesse conoscenza. Adesso, a quanto pare, è la nazione che deve rimborsarli.

Ciò che esaspera la gente è che i responsabili di aver messo gli islandesi in questa situazione sono gli stessi che ora cercano di toglierli da essa. Molti esigono che si dimettano e permettano che altri rimettano ordine. Il più criticato è Davíð Oddsson, che nomino se stesso direttore della banca Centrale dopo 19 anni come sindaco di Reykjavik e 13 anni come primo ministro. Una volta alla settimana, gli abitanti della capitale si riuniscono nel centro della città per chiedere le sue dimissioni.

E poi, di sorpresa, siamo stati vittime della spettacolare mazzata che ci ha assestato il primo ministro del Regno Unito. Cito testualmente una petizione firmata dalla decima parte del popolo islandese: “Gordon Brown ha utilizzato in forma ingiustificata la legge antiterrorismo contro il popolo dell’Islanda per ottenere benefici politici a breve termine. Ciò ha trasformato la grave situazione in un disastro nazionale… ora dopo ora, giorno dopo giorno, le azioni del governo britannico stanno annientando indiscriminatamente gli interessi islandesi.” [1]

In generale sono estranea alla politica. Vivo felice nella terra della musica. Però sono stata coinvolta perché i politici sembrano impegnati a rovinare l’ambiente naturale dell’Islanda. E la settimana scorsa ho letto che a causa della crisi alcuni parlamentari islandesi stanno premendo affinché si eviti la valutazione ambientale e gli argini possano costruirsi il più rapidamente possibile in modo che Alcoa e Rio Tinto ottengano l’energia di cui hanno bisogno per far funzionare le due nuove fonderie.

L’Islanda è un paese piccolo. Qui non c’è stata la rivoluzione industriale e io nutrivo la speranza che avremmo potuto evitarla del tutto e passare direttamente ad opzioni sostenibili di alta tecnologia. Se qualcuno era capace di farlo, quelli eravamo noi. La mentalità islandese ha qualcosa di meraviglioso, siamo audaci e inclini al rischio sino all’estremo dell’imprudenza. Nel fare musica, raccontare storie e pensiero creativo, questa assunzione di rischio è una grande cosa. E dopo essermi introdotta in molte piccole imprese islandesi in fase di crescita, mi sono resa conto che molte di esse hanno dato prova di audacia, tanto nel campo della biotecnologia che dell’alta tecnologia.

Gli islandesi sono gente dalla solida formazione in scienze avanzate. Abbiamo ORF, che è una delle migliori imprese di biogenetica del mondo; Össur, un produttore di arti artificiali; CCP, un produttore di giochi informatici, e moti altri. Inoltre abbiamo molti medici e professionisti sanitari. Grazie ai centinaia di geiger naturali che zampillano in tutta l’isola e alla nostra (sinora) quasi incontaminata natura, l’Islanda potrebbe diventare facilmente un enorme e sontuoso stabilimento balneario dove la gente si reca per curare i propri dolori e riposare. Sarebbe meglio che il governo utilizzasse i soldi per appoggiare queste imprese invece di metterlo al servizio di Alcoa e Rio Tinto.

La flessibilità è importante: dovremmo vivere con le tre fonderie di alluminio che già sono in funzione e cercare di trovare la maniera di renderle più ecologiche. Ma abbiamo forse bisogno di averne cinque? Nel passato, abbiamo messo tutte le uova nello stesso cesto e questo ha dimostrato di essere pericoloso, come già ci siamo resi conto quando il 70% delle nostre entrate provenivano dalla pesca. Adesso siamo sull’orlo dell’abisso per aver scommesso tutto sulla finanza. Se costruiamo altre due fonderie di alluminio, l’Islanda si convertirà nella maggior fonderia di alluminio del mondo e saremo conosciuti nel mondo solo per questo. Rimarrebbe poco spazio per qualsiasi altra cosa. E se il prezzo dell’alluminio crollasse – come sta accadendo – sarebbe catastrofico.

L’Islanda può essere più autosufficiente e più creativa e, allo stesso tempo, fare le cose in una maniera più in linea col secolo XXI che con il XIX. Si possono costruire meno argini, più piccoli ed ecologici. Utilizziamo questa crisi economica per essere totalmente sostenibili. Insegniamo al mondo tutto ciò che sappiamo sulle centrali di energia geotermica. Appoggiamo le imprese verdi. Cominciamo dal basso. Può essere che ritardino a crescere e a dare benefici, ma si basano su qualcosa di solido, stabile e indipendente ai terremoti di Wall Street e al volatile prezzo dell’alluminio.

E ciò aiuterà l’Islanda a continuare ad essere ciò che meglio sa essere: una incontaminata e meravigliosa forza della natura.

Bjork
Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=75884&titular=del-colapso-econ%F3mico-al-desastre-ecol%F3gico-
14.11.08

Traduzione dallo spagnolo per www.comedonchisciotte.org a cura di RICCARDO (http://www.alol.it)