IL V-DAY di Pierrot
un passo con il destro, sinistro, destro, porta avanti il corpo, attento, devi camminare e non pensare, cammina cammina cammina…benvenuto, questo è il progresso!
- VAFFANCULO DI CUORE!
Vi chiederete perché: perché sono lucido, perché vedo l’umor nero dentro gli occhi della vita.
Ogni passo avanti, ogni forma di dinamismo comporta qualcosa di infernale, il “progresso” è un grande ruzzolone, e io che ci credo ne sono un promotore. Cosa sono alla fine dei conti se non un malvagio in cammino, destinato alla malattia, a queste macchine, a queste città, di cui solo un disastro definitivo potrebbe sbarazzarmene. Se il progresso è un male così grande perché non faccio nulla per disfarmene? Nella mia perversità, quel che cerco è il meglio, ma questa è una ricerca nefasta, del tutto contraria alla mia felicità. Ero fatto per vegetare, per dispiegarmi nell’inerzia, non per perdermi nella velocità e neppure nell’igiene, vera responsabile del pullulare di questi esseri disincarnati e asettici che mi circondano, di questo formicaio di fantasmi, emozioni d’amore che ho provato, sensazioni in cui tutto si dimena e nulla vive. Avrei dovuto respirare l’odore delle stalle ancora per millenni, non percepisco più nulla col naso, allergico incurabile, starnuti bestiali, intollerabilità: A COSA? E qualcuno mi viene a dire che la civiltà mi ha guarito dalla paura, è chiaro e limpido come l’acqua che i miei desideri sollevano un’inquietudine costante ben più odiosa del timore che provavo, allo stato di natura, davanti ad un pericolo fugace. Che cosa ho guadagnato dalla trasformazione della paura in ansia? Non esiterei un istante se dovessi scegliere fra un panico momentaneo e uno diffuso e permanente. Lo confesso, perché non la sento una debolezza e sono sincero, tutto quello che faccio, tutto ciò che ispira i miei progetti è per colpa di un desiderio macabro: “Voglio essere elogiato”. Povero deficiente che sono: scopro una brama di supplica nello sguardo di chi ha portato a termine un’opera, un’attività. Così per farmi un nome, mi ingegno a superare gli altri.
L’uomo agli inizi ha conosciuto il desiderio indistinto di eclissare le bestie, di affermarsi a spese loro, di brillare ad ogni costo, poi si trovò proiettato in una competizione con tutti i vivi, ora siamo in attesa di entrare in competizione con noi stessi.
Lui solo, nella natura si volle importante: questo è il premio.
Correggiamo la Genesi per favore: l’uomo non ha perso il paradiso terrestre per amore del sapere (Eva l’ho perdonata da un pezzo), ma per brama di gloria.
VAFFANCULOOOOOO!Pierrot
puntoedacapo@hotmail.com
7 commenti:
Però...
"Che tì ncorpo!"
Tiz.
Le tue parole, Pierrot, hanno parecchio a che vedere con il discorso che facemmo un sabato a cena al Rusticolle. Ti ricordi?
Concordo perfettamente sulla brama di gloria che attanaglia questo mondo. E' più forte anche del denaro, perchè l'accumulo di denaro è solo un suo derivato.
Ti lascio un saluto
Brama di gloria…che nella maggior parte delle volte si ottiene con la competitività spietata. Sotto il desiderio di “arrivare” sottende un nefasto desiderio di fare del male all’altro (ovviamente non fisico) anche con metodi non leciti. Oggi gloria+denaro è un binomio perfetto!!
Chiamatemi quando fate sti incontri!! :-)))
Ciao Carmelo, se non sbaglio quel giorno parlammo più di brama di potere che di brama di gloria: le due cose seppur simili presentano delle sfumature diverse, se il risultato finale è lo stesso la spinta iniziale di chi brama al potere è più infida.
Lascio un link ad un sito ben fatto che tratta argomenti simili: evoluzioni
x anonimo
fatti riconoscere altrimenti come ti chiamiamo!
Siamo programmati per competere. Lo si vede già dalle scuole che competono tra loro. I professori che fanno altrettanto per portare la propria classe più avanti di quella del collega. La nevrosi tocca anche gli alunni che sono sempre più portati a competere tra loro. Hanno inventato i voti per spremerli. Poi si esce con un titolo e l'uomo/merce ha un prezzo. Benvenuto nel mercato del lavoro. Adesso lo devi mettere in quel posto a quell'altro che fa il tuo stesso lavoro.
Questo è una parte di un'intervista di V. Mastrandrea:
"E così sono cresciuto. Così ho sbagliato, così ho fatto bene. normale amore. Normale finire un amore. Normale ricominciare. Normale vincere. Normale pareggiare, perdere. In un’epoca in cui ti insegnano a primeggiare, ad esempio, ho sempre inseguito il mito della sconfitta, cercando dentro di lei la possibilità di aver vinto comunque.
Da qui il valore del podio e dei suoi gradini apparentemente diversi. Da qui il fascino dell’argento. Da qui il calore del secondo. Arrivare secondo è un atto di coraggio. Significa ammettere il proprio limite. Significa avere uno stimolo eterno a correre dietro al primo. Significa essere più piccolo ma più incombente nei confronti del primo, che avrà sempre il mio fiato sul collo, e nei confronti del terzo, che se è terzo lo è perché ha il mito di arrivare primo.
Secondo è un modo di esistere.
Secondo è normale.
Pronto a uno scatto rapido e scioccante.
Pronto a perdere sempre. Vincendo.
Pronto a cadere e a rialzarsi.
Pronto per l’anno dopo.
Pronto finalmente a vincere… arrivando ancora secondo."
Dovrebbe essere questa la "fisolofia" che qualsiasi persona con un po' d'intelligenza seguirebbe!
BACI
E questa è una parte di intervista a Giacomo Leopardi nel famoso Talk Show Americano "David Letterman Show":
Letterman - Prendiamo ad esempio la ricchezza, il fascino, la fama che caratterizzano uomini con doti particolari: scrittori, attori, musicisti, insomma uomini di successo. Hanno tutto quello che desiderano dalla vita, sono realizzati e certamente non infelici…
Leopardi - Per virili imprese, per dotta lira, o canto, virtù non luce in disadorno ammanto.
Letterman - Si spieghi meglio…
Leopardi - Quello che intendo è che l’eccellenza di un uomo lo porta a una maggiore sensibilità, quindi a una maggiore infelicità, sono infatti infinite le difficoltà e le miserie che occupano gli animi grandi. Inoltre, al regno degli uomini importa solo l’esteriorità: se un uomo è eccelso per le proprie doti, ma non di aspetto gradevole, non gli verrà mai conferita alcuna lode eccetto che, se la fortuna è benevola, dopo la morte.
Letterman - Quindi intende dire che esistono pregiudizi nei confronti delle persone brutte?
Leopardi - Ahi di codesta infinita beltà parte nessuna alla misera Saffo i numi e l’empia sorte non fenno. A’ tuoi superbi regni vile, o natura, e grave ospita addetta, e dispregiata amante, alle vezzose tue forme il core e le pupille invano supplichevole intendo.
A più spettatori scappa un sorriso,è impossibile per loro comprendere il fiume di parole appena uscito dalla bocca di questo individuo. Letterman visibilmente impacciato, percepisce qualcosa e corrucciato prosegue.
Letterman - Saffo? Numi? Dispregiata amante? Cosa intende?
leopardi - Ho preso come esempio alcuni versi di un mio canto intitolato “Ultimo canto di Saffo”. La poetessa Saffo presenta un’interiorità sensibile e appassionata. Ella è di poca beltà, rifiutata in amore e non si è mai sentita gratificata per le proprie doti eccelse. Per questo si è indotta al suicidio. L’essere eccelsi non porta la felicità, peggio, una maggiore infelicità. Quello che noi crediamo felicità è solo illusione.
Letterman - Solo illusione?
Leopardi - Fantasmi, intendo, son la gloria e l’onor; diletti e beni mero disio; la vita non ha un frutto, inutile miseria.
Con il suo corso infatti la vita smaschera e distrugge le illusioni e le speranze che la giovinezza crea, solo grazie al ricordo abbiamo la consapevolezza della disillusione. Il ricordo in parte resuscita il passato e, in parte (avvenendo nel tempo presente), ne smentisce i caratteri fondamentali.
Il testo è di alcuni alunni di Liceo che insieme ai loro docenti, hanno immaginato una puntata del “Letterman Show” il cui ospite d’eccezione fosse il nostro caro Giacomino.
Meglio un uovo oggi che digiunare oggi!
Baci anche a te,
Pierrot
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